E I MIRACOLI?
di
Teresio Bianchessi
www.teresiobianchessi.it
blog: teresiobianchessi.wordpress.com
Da qualche anno, mia moglie ed io, cerchiamo di gabbare l’inverno milanese, freddo e nebbioso, con brevi fughe al mare.
Del resto è lì a poco più di 150 kilometri, anche se, di volta in volta la nostra meta è andata allontanandosi: prima in Liguria, poi oltre frontiera, in Francia a Mentone e quest’anno sin ad Antibes, 350 kilometri mitigati dalla pausa pranzo.
Antibes ci accoglie in un pomeriggio nuvoloso, ma pur con il cielo plumbeo non rinunciamo alla prima passeggiata a mare, anche perché la temperatura è comunque di ben dieci gradi superiori a quella che abbiamo lasciato in Lombardia.
Lungo il litorale ammiriamo riproduzioni di dipinti che hanno immortalato il suggestivo paesaggio della costa e ci incuriosisce soprattutto la tela di Claude Monet, che ritrae il mare e il vecchio borgo di Antibes incorniciato da una catena di monti innevati, che però non vediamo.
“Fantasioso oppure bevuto” - il mio frettoloso commento.
Nossignori, la mattina un cielo sereno ci offre l’invidiabile cartolina, là dove alle vele in mare, al vecchio borgo, al Château Grimaldi, ora sede del museo Picasso, fanno da sfondo proprio monti innevati: sono le Alpi marittime che si specchiano a mare, dietro Nizza.
Antibes di Claude Monet
Antibes oggi
Picasso ha vissuto qui uno dei periodi più felici della sua vita lasciando al museo un’invidiabile donazione di tele, sculture, ceramiche, veri capolavori come la “Joie de vivre” e sembra certo che, poiché si era in tempo di guerra ed era difficile procurarsi tele, acquistasse, ai vari mercatini, dipinti altrui per ridipingervi poi sopra.
Era ghiotto di ricci di mare che ritraeva spesso; ricci che incredibilmente ho potuto acquistare in una pescheria adiacente ad uno dei più rinomati ristoranti della città.
Delicati, delicatissimi, gli ultimi li avevo gustati tanto, ma proprio tanto tempo fa al porto di Cagliari.
Ricci
Joie de vivre
Gradevole è stata anche la visita al minuscolo e accogliente museo dedicato a “Peynet”, illustratore e vignettista, autore de “Gli innamorati” che, come Picasso visse a lungo ad Antibes.
Artista ignoto ai “nativi digitali”, ma che risveglia in noi maturi ma eterni innamorati, fremiti giovanili che ancora collimano con quelli dei suoi due giovanissimi e tenerissimi fidanzatini.
Certo che è lontano, ora, l’amore da lui raffigurato!
Fidanzatini
Le giornate così cadenzate: musei all’imbrunire, mentre la mattina obbligatoria la visita al caratteristico mercato provenzale per deliziosi croissant e baghette, aromi, paté e altre delizie del palato da smaltire poi il pomeriggio con lunghe passeggiate riva mare.
Qui ci accompagna lo sciabordare dell’onda che si rinfrange lungo coste disomogenee che alternano tratti rocciosi ad altri lussureggianti e, percorrendo sentieri mirabilmente scavati nella roccia, si arriva alla famosa “Baia dei miliardari”, dico bene miliardari, non milionari, che riserva scorci selvaggi da mozza fiato, mentre ville stupende si mimetizzano in parchi privati che occupano mezza collina.
Baia dei miliardari
L’invidiabile posizione di Antibes la capisci percorrendo il ripido “Chemin de Calvaire” che sale su sino al “Bois de la Garoupe” dove, non a caso, troneggia l’imponente faro che da lì lancia il suo rassicurante fascio di luce a tutti i naviganti.
Phare de la Garoupe
Poco distante dal faro si trova il santuario “Notre Dame de Bon Port”, luogo ancora oggi di devozione popolare; era meta di pellegrinaggio soprattutto di marinai che, scampati alle violente tempeste e marosi, salivano a ringraziare la Madonna e appendevano alle pareti del tempio quadretti amatoriali che illustravano l’evento tragico dal quale la Madonna li aveva miracolosamente salvati.
“Per grazia ricevuta”
Questo sino alla fine dell’ottocento, primissimi del novecento.
Notre Dame de Bon Port
Dai primi del secolo scorso i dipinti naif sono stati sostituiti da minuscole piastre di marmo che i nuovi miracolati, in “reconnaissence”, hanno continuato ad apporre alle pareti, grati alla Dame de Bon Port alla quale, ancora, riconoscono interventi miracolosi.
“… Merci pour guerison -Remerciment C.B. – Magnificat – Grace eternelle d’avoir protege et guerì Patrick – Priez pour Jean disparu en mere – Reconnaissence – Merci – Reconnissance…”
Le colonne del santuario sono tappezzate da queste testimonianze di fede e la mia curiosità mi porta a osservarle più volte cosicché la mia attenzione, dopo essersi soffermata sui testi, finisce con l’interessarsi anche delle date.
E’ una folgorazione!
Quanti interventi divini negli anni fra le due grandi guerre!
Il dato è facilmente comprensibile ricordando che, in quegli anni, la morte ha terrorizzato e mietuto in Europa milioni di persone.
Sempre ragionando in termini numerici, le tavolette dell’ottocento, in tempi quindi di non belligeranza, ancora testimoniano di come, qui nel santuario di Notre Dame de Bon Port e non solo, numerosi e costanti siano stati gli interventi della Madonna che salvava miracolosamente da naufragi, cadute da cavalli, carrozze rovesciate, incendi, malattie.
Il trend positivo, si dice così, s’interrompe però bruscamente attorno a metà dello scorso secolo.
Nuovo giro attorno alle colonne e con sorpresa mi basta una mano per contare quelli degli ultimi 70 anni; uno solo dal 2000 ad oggi.
Possibile? Come mai?
E i miracoli?
La Vergine Madre è stanca, s’è concessa forse una vacanza, sciopera?
Certo, da molto non ci sono più guerre, le navi non affondano, tutto è più sicuro, anche se le avversità, gli incidenti, le malattie continuano ad essere ancora indesiderate compagne della nostra vita.
La verità, forse, è che non ci si affida più al divino, non alziamo più lo sguardo al cielo, diamo per scontato che tutto dipenda solo da noi.
Non è così.
L’onda che si rifrange ritorna, ma l’onda che ritorna non è più lei; albe e tramonti si susseguono, cieli stellati illuminano le notti, misterioso l’universo, sole, pioggia, vento, giorno dopo giorno dentro il nostro tempo distratto.
Fragile riprendo il ritorno, ridiscendo il ripido “Chemin de Calvaire” e avverto forte il bisogno di essere protetto dalla Notre Dame de Bon Port.
Tavolette in “reconnaissence”