In particolare, si propone di aumentare le giornate di caccia alta
da 21 a 25 tra settembre e ottobre, rinunciando alle giornate di
caccia speciale nei mesi di novembre e dicembre.
Governo contrario
Nel suo messaggio di agosto 2018 a indirizzo del Parlamento il
governo esprimeva forti dubbi sul fatto che quattro giornate
aggiuntive e un’estensione della caccia alta a ottobre possano
aiutare a realizzare i piani di abbattimento annuali poiché, per
via delle condizioni climatiche favorevoli, molti cervi migrano nei
Grigioni dai cantoni e dai paesi confinanti solo in tardo autunno.
La caccia speciale serve a ridurre il numero di cervi e caprioli al
fine di evitare la moria invernale, i danni al bosco e alle
coltivazioni agricole, ricordava il Governo. Se l’iniziativa fosse
accolta, la regolazione degli effettivi di ungulati affinché la
selvaggina rimanente abbia a disposizione spazi vitali sufficienti
diventerebbe un problema: si arriverebbe a morie invernali nonché a
un aumento dei danni causati dalla selvaggina a boschi e colture
agricole. Il rinnovamento boschivo, particolarmente importante
nelle aree montane, dove boschi e foreste hanno una funzione
protettiva contro valanghe, cadute di rocce e smottamenti, sarebbe
minacciato.
Di conseguenza, aggiungeva il governo, il Cantone dovrebbe svolgere
cosiddette "cacce a regia" per adempiere i piani di abbattimento,
imponendo gli obiettivi di caccia tramite gli organi di vigilanza
ed eventualmente incaricando i cacciatori, prassi che sarebbe in
contrasto con la tradizione della libera caccia grigionese da oltre
100 anni.
Una storia lunga trent’anni
Già nel 1993, un anno dopo la sua creazione, l’associazione
grigionese della protezione della caccia e della natura tentò
un’iniziativa per l’abolizione della caccia speciale, che fu però
dichiarata nulla dal Gran Consiglio.
L’iniziativa che sarà votata il 19 maggio, promossa da cacciatori e
animalisti, fu presentata, e dichiarata valida, nel 2013 con 10’229
firme a fronte delle 3000 necessarie. Il 9 febbraio 2015 tuttavia,
seguendo le indicazioni del Governo cantonale, il Gran Consiglio la
dichiarò nulla in quanto in contrasto con il diritto federale (79
voti a 36).
Gli iniziativisti ricorsero al Tribunale amministrativo cantonale,
il quale respinse il ricorso e confermò la decisione del
Parlamento. I promotori non si diedero per vinti e si rivolsero ai
giudici di Losanna, i quali l’8 novembre 2017 sentenziarono che
l’iniziativa non viola il diritto federale e il Gran consiglio
retico aveva quindi sbagliato a dichiararla nulla.
Il dossier torna così sui banchi dei deputati grigionesi, che su
invito del Governo respingono l’iniziativa il 4 dicembre 2018 con
96 voti contrari, un favorevole e 13 astensioni. Il 19 maggio
l’ultima parola spetta ai cittadini.