lunedì 7 ottobre 2019.
I GLADIATORI. La loro storia.
di Dante Peduzzi
Basilea, Antikenmuseum, dal 22 settembre 2019 al 22 marzo 2020
Sappiamo
che
a Basilea è possibile
visitare
delle mostre di ogni tipo e di assoluta
qualità.
Ma quella
aperta
poco
più
di un mese fa all’Antikenmuseum, con la
collaborazione di
musei svizzeri (
Museo Nazionale, Museo di Augusta Raurica,
Museo Romano di Avenches
)
ed esteri (
Museo Archeologico Nazionale di Napoli, di
Capua,
di Paestum, di Pompei,
Musei Capitolini di Roma, Parco
Archeologico del
Colosseo,
Archaeological
Trust di York)
è senza dubbio uno degli eventi di maggiore
importanza culturale a livello elvetico
per quello che riguarda l’Epoca Romana.
Potrebbe sembrare strano che si organizzi una mostra di tale spessore dopo quelle
organizzate da qualche
anno in diverse parti del mondo sulla stessa
tematica.
Tuttavia
la vera storia dei gladiatori in epoca romana
è ancora impregnata
da diversi
clichés
provenienti dal mondo del cinema
hollywoodiano,
dove gli elementi della
spettacolarizzazione della violenza
richiamano, purtroppo, situazioni di violenza
contemporanea
osservati
durante
recenti atti di
inaudita
violenza
generata da
fanatismo religioso.
L’esposizione di
reperti archeologici rinvenuti negli scavi svizzeri,
gli oggetti prestati
da musei italiani ed esteri,
i contributi corposi
pubblicati
nel catalogo
da
specialisti,
creano le necessarie premesse affinché l’evento diventi un’occasione interessante
per documentarsi su questo specifico
periodo storico.
La tradizione di sacrificare delle vite umane
per propiziarsi la benevolenza
degli dei,
per scacciare malattie e per tenere lontano catastrofi naturali
era diffusa
in molte
popolazioni del passato.
Tuttavia il culto dell’offerta di vittime umane non era
sempre dedicato agli dei, ma alla persona deceduta.
In molte religioni
antiche il
culto del sangue
era considerato come
il passaggio dalla vita alla morte,
dal terreno
al
mondo
soprannaturale.
Accanto al culto del sangue,
in
molte culture,
anche la violenza
veniva considerata
come la fonte di energia
e di forza spirituale
da consegnare al morto per il suo lungo
cammino nell’aldilà. Per questo motivo i pri
mi combattimenti dei gladiatori,
documentati nel 264 a.C.
nel Foro
Boari e
organizzati da
Decimo Bruto, si
tennero in
onore di suo padre
appena deceduto.
Negli anni e nei secoli seguenti
i combattimenti dei gladiatori si specializzarono, per
così dire,
nella forma e nel numero, appassionando
il pubblico in tutte le
regioni
occupate dai Romani. I Gladiatori
erano spesso dei combattenti fatti prigionieri sui
campi di battaglia, imprigionati e addestrati in palestre
speciali
al combattimento.
Raramente potevano essere liberati dopo avere vinto e ucciso i
loro avversari nelle
arene. Appartenevano alle classi sociali basse anche se alcuni di loro
erano
apprezzati dai politici e dal popolo.
L’antico uso sacrificale della vittima del
gladiatore in
favore del morto scomparve man mano, si trasformò in evento
pubblico sfruttato dai politici per fare carriera. Il fenomeno assunse un tale eccesso
da richiedere delle regole
per il contenimento delle spese.
Verso il 170 d.C. il Senato
decise di
permettere dei combattimenti nei quali fossero presenti
contemporaneamente
al massimo 120 gladiatori
per
una spesa massima di
150’000
sesterzi.
In tutto l’Impero
romano si spendevano
150 milioni di sesterzi, spesa
ingentissima se pensiamo che la paga di un legionario arrivava appena ai 1200
sesterzi all’anno.
Nel frattempo, la
cristianizzazione dell’Impero
contribuì a frenare queste
pratiche
violente, ma non certo
soltanto
per motivi umanitari.
Le ultime lotte tra gladiatori,
con
la conseguente morte dell’avversario, sono documentate nel Colosseo di Roma
nell’anno 434/435 d.C.
La mostra sui Gladiatori a Basilea
è pensata anche per
le scuole in quanto offre la
possibilità ai visitatori più piccoli di avvicinarsi concretamente agli oggetti esposti, di
interagire con loro, di osservare filmati e
animazioni che facilitano la comprensione
della realtà storica e sociale
in Epoca Romana
per quanto riguarda l’attuale territorio
della
Confederazione.
Basilea val bene una visita!
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