Con l’apertura del semisvincolo autostradale di Grono-Nord, e la prossima realizzazione della ciclopista tra Grono e Bellinzona, l’ampia risistemazione della viabilità nel Basso Moesano sta volgendo al termine. Il momento è dunque giunto di volgere lo sguardo verso nuovi progetti che mirino, in particolare, al rafforzamento del trasporto pubblico (trans-)regionale, in favore di tutto il Moesano. In quest’ottica, perché non riproporre, in modo ponderato e concreto, quella lungimirante proposta – da più parti auspicata, ma per varie ragioni sin qui mai concretizzatasi – di un collegamento su rotaia tra la Mesolcina e la Valchiavenna?
Fermento progettistico alpino
Sarà forse un caso, ma la fine dell’importante cantiere viario moesano coincide con un periodo di rilancio di vari progetti – chi più, chi meno concreti – volti a creare nuovi collegamenti tra aree alpine discoste e separate tra loro da catene montagnose.
Tali auspici infrastrutturali sono stati espressi da più parti. Essi riguardano, fra gli altri: la riapertura del dossier “Porta Alpina” a Sedrun – il futuristico progetto di stazione ferroviaria nel cuore della Galleria di base del San Gottardo; il rilancio della proposta di collegamento ferroviario tra il Sudtirolo e la Bassa Engadina; o, ancora, l’avvio dello studio di fattibilità per un collegamento stradale tra la Vallemaggia e l’Alta Leventina.
Malgrado le differenze geografiche e strutturali, i fautori di queste iniziative rivelano una volontà comune e condivisa: quella di collegare meglio, in futuro, delle regioni confinati tra loro ma che, essenzialmente a causa della loro collocazione nel cuore del territorio alpino, sono ancor’oggi separate o difficilmente raggiungibili, soprattutto durante la stagione invernale. La realizzazione di tali collegamenti ferroviari o viari tra vallate attigue, mira ad assicurare a queste regioni periferiche un avvenire – e ciò, sia da un punto di vista demografico che economico e turistico.
Futuri collegamenti transalpini?
A fine ottobre si è svolta, infatti, la prima riunione operativa concernente il futuro “tunnel del Sassello”. A detta degli inizianti, questo progetto mira soprattutto allo sviluppo dei contatti tra queste regioni altoticinesi, e in particolare al rilancio turistico dell’Alta Vallemaggia.
L’obbiettivo dichiarato del gruppo di lavoro è fornire uno sbocco stradale verso nord tramite un tratto in galleria lungo poco più di tre chilometri. Tale tracciato, a una corsia, si snoderebbe dalla diga del Sambuco, fino a sopra la frazione di Nante. Il traffico unidirezionale sarebbe regolato da semafori. Una prima sintesi dei progetti in esame sarà presentata nei prossimi mesi. In tal proposito, il Dipartimento del territorio del Canton Ticino ha sottolineato come l’esplicito sostegno dato al progetto, in particolare dal sindaco di Airolo, sia un chiaro segno della volontà di collaborazione tra queste regioni.
Ma quello nell’Alto Ticino non è il solo tunnel in fase di studio a sud delle Alpi. Ultima in ordine di tempo, la proposta di un collegamento ferroviario lungo 26 km (dei quali 19 in galleria) tra Scuol (Bassa Engadina) e Malles Venosta (Trentino-Alto Adige). L’idea secolare sembra dunque riprendere vigore, dopo che il presidente della regione italiana, Arno Kompatscher, ha rilanciato il progetto, proponendosi di finanziarlo, fino al 75 %, attraverso fondi europei. Un tavolo di lavoro intergovernativo a tal proposito ne discuterà nei prossimi mesi.
Sebbene a detta di Mario Cavigelli, direttore del Dipartimento costruzioni, trasporti e foreste del Canton Grigioni, il progetto non sia prioritario per l’esecutivo grigione, vari elementi sembrerebbero parlare a favore della realizzazione, a medio termine, di questa “visione”. Com’è il caso per il progetto ticinese, tale collegamento potrebbe essere infatti inserito in un più ampio piano di rilancio, anche turistico, dell’intera area transfrontaliera.
E se la Regione Moesa si lasciasse ispirare?
Sull’onda di tale fermento infrastrutturale, ci si può legittimamente chiedere se i tempi non siano pertanto maturi, anche nel Moesano, per togliere dal fatidico cassetto, e riprendere così in mano, l’ormai storico progetto di galleria tra la Mesolcina e la Val Chiavenna.
Nuove possibilità in vista, per migliorare l’attrattività economica delle due vallate e incentivare, con ciò, uno sviluppo a misura d’uomo di queste due regioni periferiche ed economicamente deboli?
Gli esempi citati in precedenza potrebbero, infatti, esser d’ispirazione e di stimolo, motivando le autorità regionali moesane e valchiavennasche, nonché il Canton Grigioni e la Regione Lombardia, a far risorgere il prospettato progetto di collegamento ferroviario transfrontaliero tra il Moesano e la provincia di Sondrio. In tal senso, gli studi di fattibilità presentati in passato potrebbero essere ripresi e aggiornati, integrando nella valutazione compressiva del suo impatto la prospettiva sovraregionale.
Mentre nella regione del Lemano si inaugura il “Leman Express” – il più grande collegamento ferroviario transfrontaliero d’Europa – e nella Svizzera italiana si attende con impazienza l’apertura della Galleria di base del Monte Ceneri – che profetizza una nuova era per i trasporti pubblici regionali – anche nel Moesano sarebbe tempo di proporre risposte concrete e lungimiranti, per affrontare le sfide legate ai trasporti. Risposte che contribuiscano a uno sviluppo equilibrato e soprattutto ecologico di queste vallate alpine. Il tutto, in un’ottica transregionale, per una migliore raggiungibilità e un’ulteriore apertura del Moesano.
Ravvicinamento tra grigionitaliani
La creazione di uno sbocco diretto su una regione che conta oltre 200’000 abitanti aprirebbe nuovi interessanti orizzonti e opportunità a vari livelli. La sua realizzazione porterebbe, infatti, non solo dei vantaggi da un punto di vista economico, turistico, sociale o culturale – e ciò grazie agli stretti legami transfrontalieri che esso favorirebbe.
Un simile collegamento rappresenterebbe pure una svolta storica per il Grigioni meridionale. Esso avvicinerebbe infatti il Moesano alla Valbregaglia e, di riflesso, la parte occidentale del Grigionitaliano a quella orientale. Così facendo, si ridurrebbero (almeno in parte) le importanti distanze geografiche che sin dalla creazione del Cantone rappresentano una delle maggiori sfide verso l’unità – nella diversità – tra le regioni italofone grigioni. Non si tratta di un dettaglio di poco conto, nell’ottica degli sforzi ultracentenari volti a un rafforzamento dei legami tra grigionitaliani.
Riposizionamento nel cuore delle Alpi
Grazie a quanto si è realizzato in passato, e a ciò che si continua a fare, la regione Moesa può guardare con fiducia al suo futuro. Ma non può certo rimanere immobile. Il suo avvenire potrebbe rivelarsi ancor più stimolante e positivo grazie all’apertura di uno sbocco diretto verso oriente. Uno sguardo avveduto che porterebbe pure a ridisegnare – e rafforzare – la sua storica posizione geografica strategica, quale trait d’union tra il nord e il sud delle Alpi.
Certo, gli aspetti da prendere in considerazione in un tale progetto sono molteplici e la disponibilità dell’altra parte è una conditio sine qua non per lanciarsi nella realizzazione di una tale proposta. Ma qualcuno deve pur sempre fare il primo passo.
Se si prende in considerazione, ad esempio, l’impatto che ha avuto l’apertura del tunnel della Vereina, ormai 20 anni orsono, sulle vallate interessate, ci si può rendere conto come una simile infrastruttura possa trasformare il ruolo di un’intera regione, dando un nuovo slancio e valorizzando ulteriormente le sue potenzialità latenti – è proprio di questi giorni la notizia del superamento, per la prima volta, del mezzo milione di veicoli sotto la Vereina.
Come muterebbe il Moesano con un’apertura ferroviaria diretta verso est e verso sud? Dato il fermento infrastrutturale in atto, ci sembra legittimo – e forse pure necessario – che le autorità e l’opinione pubblica moesane si pongano nuovamente una tale domanda. La risposta sta innanzitutto nella volontà comune e condivisa di credere a un’idea che può apparire di primo acchito, e che in passato è stata più volte considerata, irrealizzabile. Rifletterci è un dovere, crederci un augurio.