È quanto emerge da un’analisi effettuata dalla piattaforma per lo
sviluppo regionale regiosuisse, su incarico della Segreteria di
Stato dell’economia (SECO). A livello nazionale, l’emergenza per il
Covid-19 fa prevedere un calo del 6,7% del PIL per il 2020 e
soltanto una lenta ripresa per il 2021.
Certi settori d’attività e certe regioni stanno però soffrendo in
modo più marcato, scrive regiosuisse sul suo sito internet. Le
regioni di montagna risultano più colpite di altre, in particolare
se si considera il numero di dipendenti la cui azienda ha dovuto
chiudere per effetto dell’ordinanza sul Covid-19.
Ciò è dovuto al fatto che in queste regioni l’importanza dei
settori legati al turismo è nettamente superiore alla media. Non
stupisce quindi che il Vallese e i Grigioni figurino in cima alla
lista dei cantoni più colpiti.
Il Ticino, dove sono state prese le misure più stringenti contro la
pandemia, è il cantone confrontato con la maggior percentuale di
richieste di indennità per il lavoro ridotto. Per il mese di
aprile, le richieste di lavoro ridotto hanno interessato quasi il
40% degli occupati in Svizzera (per un totale di 1,9 milioni di
persone).
In Ticino si è raggiunto il 49% (su un totale di 236’674 occupati)
e ad essere particolarmente toccati sono stati il settore della
costruzione, il commercio e la ristorazione. Il Giura ha raggiunto
il 47%, soprattutto a causa del crollo della domanda nel settore
orologiero.
L’analisi - scrive regiosuisse - mostra che, a causa della loro
forte dipendenza dal turismo, le regioni di montagna sono più
colpite delle altre dalla crisi coronavirus. In queste regioni si
prevede che la ripresa inizierà solo a medio termine, perché il
turismo, soprattutto quello transfrontaliero, ripartirà a pieno
ritmo solo tra qualche anno.
A livello nazionale, l’industria è direttamente toccata dalla crisi
e i dati più recenti indicano un crollo "storico" sia delle
esportazioni (-11,7% in aprile) che delle importazioni (-21,9%). Il
settore più toccato è quello della gioielleria ed orologeria, dove
il calo delle esportazioni supera il 70%.
Il settore dei servizi rischia di risentire della crisi in misura
ancora maggiore a breve e medio termine. Ad essere colpiti sono
soprattutto il commercio al dettaglio, la ristorazione, il ramo
alberghiero e quelli legati alla cultura, ai viaggi e al tempo
libero.
Secondo le stime della SECO, in aprile molti di questi settori
hanno registrato una contrazione del valore aggiunto tra l’80 e il
100%. Nell’arco dell’intero anno la perdita risulterà
ridimensionata, ma resterà comunque consistente, e nei settori più
colpiti (come i servizi di alloggio e la ristorazione) si attesterà
tra il 15 e il 35%.