Ieri pomeriggio alle 15:00 in punto (domenica 16 agosto) alcuni attivisti del movimento Sciopero per il
Clima hanno realizzato un’azione in Via Nassa di grande impatto visivo.
Due degli attivisti, a turno, hanno letteralmente simulato di impiccarsi a una struttura di legno alta 3 metri
(ovviamente questa era solo l’impressione visiva e tutto si è svolto in sicurezza). Invece di stare in piedi su
una base solida in legno, tuttavia, le due persone impiccate poggiavano su due grandi blocchi di ghiaccio che
si scioglievano inesorabilmente nel caldo del pomeriggio.
Il messaggio dell’azione è intenso e chiaro: il ghiaccio su cui poggiano le persone rappresenta quello che si
sta sciogliendo nei nostri ghiacciai e ai poli a causa del surriscaldamento globale e quindi, in generale, gli
effetti dei cambiamenti climatici; le persone con la “corda al collo” invece, rappresentano la società, sulla
quale la crisi climatica incombe.
Viene quindi raffigurato l’equilibrio sempre più instabile, la situazione sempre più critica in cui tale società
si trova, a causa del disordine ambientale, ecologico e di conseguenza sociale e sanitario, che si è creato nel
mondo e non accenna a rallentare.
L’unico modo per salvare le due persone “impiccate” è far sì che il ghiaccio resti solido.
Perciò, seguendo il parallelismo, per evitare che l’uomo subisca in modo grave gli effetti della crisi ecologica
che lo minaccia e che avrà conseguenze disastrose è necessario limitare il surriscaldamento globale e i suoi
effetti, causati dalle emissioni antropiche di gas a effetto serra.
Con questa azione vogliamo ricordare alla politica, ovvero alle persone che si sono prese la responsabilità
di guidare e rappresentare la popolazione, che la crisi che stiamo vivendo in questo momento non si limita
alla pandemia e alla recessione economica, ma è più ampia, è una crisi sistemica, e la sua parte più lenta e
velata è la più pericolosa: la crisi climatica. Essa non va sottovalutata e va arginata prima che diventi
irreversibile generando il collasso dei fragili ecosistemi su cui si basa l’equilibrio della vita.
Mai più che in questo momento siamo consapevoli che l’inazione dei governi può avere delle conseguenze
disastrose
Mai più che in questo momento conosciamo il prezzo di non ascoltare gli allarmi della scienza e sappiamo
che le semplici parole e gli interventi politici insufficienti fatti solo per accaparrare voti non servono a nulla.
La crisi del COVID-19 ha e sta mostrando in maniera esemplare molte realtà.
Si è resa palese la dinamica secondo la quale, in Ticino, in Svizzera e in tutto il mondo, i governi non sono in
grado di prendere dei provvedimenti adeguati e sufficientemente drastici e coraggiosi PRIMA che una crisi,
di cui si conosce l’esistenza e la minaccia grazie agli allarmi della scienza, li investa. Infatti, a causa della
negligenza dei nostri rappresentanti, si è potuto constatare che l’azione per limitare la diffusione e gli effetti
del coronavirus sono arrivati solo quando questo ha iniziato a metterci in pericolo da vicino. Allo stesso
modo la crisi climatica è ben distante dall’essere risolta. Ora che abbiamo vissuto sulla nostra pelle le
conseguenze dell’inazione statale dobbiamo fare tesoro di questa esperienza ed iniziare a pretendere di più
dai nostri rappresentanti: votandoli gli abbiamo conferito delle enormi responsabilità, devono esserne
Sciopero per il clima Svizzera 12 maggio 2020
all’altezza e devono iniziare a mettere prima i nostri interessi di quelli delle imprese che gli permettono di
pagarsi la campagna elettorale.
È necessario che venga attuata e rafforzata una politica di PREVENZIONE nei confronti della crisi
climatica. Una politica che soffochi disordine ecologico prima che diventi troppo grande. Una politica che
non sia solamente “conscia” - come hanno dichiarato i legislativi di Lugano e Locarno, della catastrofe
climatica e quindi di quella sanitaria, sociale ed economica che ci sta investendo - ma che agisca di
conseguenza.
Spesso si sente dire che la piccola Svizzera o, addirittura, il piccolissimo Ticino hanno un ruolo troppo
insignificante nella lotta alla limitazione delle emissioni globali.
Come prima cosa, ciò non è affatto vero.
Se la piazza finanziaria svizzera fosse una nazione si troverebbe al 6° posto tra i principali paesi che
emettono CO2 al mondo; tra il 2016 e il 2018 Crédit Suisse ha investito 60 mlr. di dollari nel fossile e UBS
30mlr., finanziano compagnie che estraggono combustibili fossili dalla terra, dal mare, dall’artico, che fanno
fracking, … Si deve mettere un freno a questi investimenti irresponsabili.
Se vogliamo scendere alla scala cantonale e addirittura cittadina scopriamo che, con le sue oltre 600
automobili ogni 1000 abitanti, Lugano è una delle città più motorizzate in Europa, come ha mostrato per
esempio l’”Audit urbano” pubblicato dall’UFS in cui è stata confrontata con altre 350 città europee,
“battendole” tutte. Si tratta davvero di una responsabilità marginale ed insignificante? Pensare globale, agire
locale.
In secondo luogo, giustificare l’inazione parlando di ruolo insignificante della Svizzera non è moralmente
accettabile. Siamo uno dei paesi più benestanti del mondo, con una delle democrazie più sane in assoluto.
Chi se non noi deve per primo imboccare la strada del vero progresso, di un progresso virtuoso e sostenibile?
Chi se non noi può permettersi di attuare subito cambiamenti così ambiziosi da venir ammirati e seguiti dal
resto del mondo?
Chi se non noi, infine, deve per primo iniziare a ridurre radicalmente le emissioni di CO2 con un ritmo che
possa far sperare di invertire la rotta di questa grande crisi?
Sta a noi quindi, a noi e ai nostri politici, capire che bisogna assolutamente rinvigorire gli sforzi in questo
senso. In Ticino le emissioni sono causate principalmente dal settore dei trasporti e da quello degli edifici e
le abitazioni (riscaldamento a olio).
Il governo sa esattamente dove e come bisognerebbe agire, così come lo sappiamo noi, sa esattamente dove
bisognerebbe investire, sa quali sono le soluzioni ma non sembra sapere, o sembra non voler sapere, che tali
soluzioni devono essere prese con più urgenza di come si sta facendo.
La strategia del nostro governo non è
sufficiente, e oggi, ancora una volta, dopo un anno di azioni, scioperi , manifestazioni e richieste, siamo qui
per ricordarglielo.