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Cultura
martedì 17 novembre 2020.
Emilio Motta e gli archivi come «fiaccola della storia»

«Gli archivi sono la fiaccola della storia ed è solo dallo studio della storia, della storia vera e dai ripetuti disinganni che i popoli imparano la saggezza». (E. Motta)

A cento anni dalla sua scomparsa, la Pgi Moesano desidera rendere omaggio a Emilio Motta (Bellinzona, 24.10.1855 – Roveredo GR, 18.11.1920), padre della storiografia della Svizzera italiana e figura centrale nel riordino degli archivi di Mesolcina e Calanca di inizio Novecento.
Rimasto orfano in giovane età, Motta fu cresciuto dallo zio a Locarno e intraprese inizialmente una formazione quale ingegnere meccanico al Politecnico federale di Zurigo (senza tuttavia completarla), per poi indirizzarsi verso studi storici.
Dal 1877 al 1907 si dedicò con passione a numerose attività: divenne membro della Società storica svizzera e successivamente di quella comense e lombarda, per poi fondare il «Bollettino storico della Svizzera italiana».
Tra i suoi impegni ricordiamo anche quello di bibliotecario della famiglia Trivulzio a Milano e di promotore dei musei storici di Locarno e Lugano.
Sull’onda del processo di centralizzazione delle amministrazioni pubbliche e della conseguente necessità di archiviare in modo razionale i documenti amministrativi, ricevette nel 1902 il compito di occuparsi degli archivi di Mesolcina e Calanca, regione a cui era legato per motivi familiari (da Roveredo proveniva una parte dei suoi antenati) e nella quale era solito trascorrere le vacanze.
Numerosi documenti erano all’epoca custoditi dai Comuni in modo disordinato e risultavano talvolta addirittura scomparsi: questo accadeva in particolare con le raccolte di leggi e di bollettini ufficiali, portati al proprio domicilio da sindaci, segretari e giudici e non riconsegnati alla fine del mandato pubblico. Sotto la coordinazione del dipartimento per l’educazione e la sorveglianza della Società storica ed antiquaria dei Grigioni si dedicò, nei quattro anni successivi, al recupero e al riordino di documenti di grande rilievo, oggi presenti nei nostri archivi e accessibili agli storici o a chiunque desideri approfondire le conoscenze sul proprio passato.
A cento anni dalla sua morte, avvenuta a Roveredo nel 1920, il ricordo di questo appassionato uomo di cultura non rivive soltanto attraverso il medaglione-ricordo visibile all’entrata della ex casa comunale di Roveredo, o la tomba di famiglia costruita nel cimitero del capoluogo del Moesano, ma soprattutto attraverso l’importante lavoro da lui svolto per offrire a chi gli sarebbe succeduto una fiaccola attraverso cui poter rileggere e interpretare la propria storia.




Medaglione-ricordo, visibile all’entrata della ex casa comunale di Roveredo

Riferimenti bibliografici
MAX GIUDICETTI, Un doveroso omaggio a Emilio Motta, in «Almanacco del Grigioni Italiano», 1991, pp. 258-259.
DIZIONARIO STORICO DELLA SVIZZERA, Emilio Motta. https://hls-dhs-dss.ch/it/articles/... 05-23.
RODOLFO E. HUBER, Emilio Motta e gli archivi comunali di Mesolcina e Calanca, in «Qgi», 57 (1988), n. 2, pp. 164-178.

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Le radici della violenza: la ricchezza senza lavoro, il piacere senza coscienza, la conoscenza senza carattere, il commercio senza etica, la scienza senza umanità, il culto senza sacrificio, la politica senza principi.

(Mahatma Gandhi)

 
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