Bloom, come si legge su Biorxiv (che raccoglie gli articoli non
ancora vagliati dalla comunità scientifica) e anche sul sito della
rivista Science, ha recuperato dopo lunghe ricerche online i file
cancellati da Google Cloud e ricostruito le sequenze parziali di 13
campioni di virus raccolti da pazienti ricoverati o sospettati di
contagio tra gennaio e febbraio 2020 a Wuhan, la città da cui si
ritiene sia partita l’epidemia.
Una scoperta che probabilmente non cambierà il quadro scientifico
sulle prime settimane della diffusione del virus ma che secondo
molti ricercatori evidenzia la carenza di trasparenza da parte di
Pechino e il fatto che agli scienziati potrebbero mancare vari
pezzi del puzzle per trarre conclusioni più accurate. Il
ritrovamento rafforza inoltra la richiesta di una nuova indagine
indipendente sulle origini del Covid, come ha chiesto anche il G20
sollevando le ire del Dragone. Il presidente americano Joe Biden,
nel frattempo, ha chiesto a fine maggio all’intelligence Usa di
fargli un rapporto entro 90 giorni, ossia entro fine agosto.
Il Nih, uno dei più grandi centri di ricerca del mondo, ha
confermato di aver cancellato le sequenze dopo aver ricevuto nel
giugno 2020 la richiesta di un ricercatore cinese che le aveva
inviate tre mesi prima, spiegando che "gli scienziati detengono i
diritti sui loro dati e possono chiederne il ritiro". Il
ricercatore sosteneva che le sequenze erano state aggiornate e
sarebbero state postate su un altro, non meglio precisato,
database.
Era quindi sua intenzione rimuovere la versione vecchia per evitare
confusione, secondo la versione dell’istituto americano. Alcune
delle informazioni cancellate, ha spiegato Bloom, sono ancora
disponibili in uno studio pubblicato su una rivista specializzata
ma gli scienziati in genere cercano le sequenze genetiche nei
centri dati più importanti, come quello dell’Nih. Secondo Bloom,
inoltre, il mercato del pesce di Wuhan potrebbe non essere stato il
luogo di inizio dell’epidemia.
Il ricercatore precisa infatti che nei campioni di virus SarsCov2
raccolti in alcuni malati, collegati al quel mercato del pesce, ci
sono tre mutazioni che invece sono assenti dalle sequenze di
coronavirus da lui ricostruite o nei ’cugini’ del virus più simili
al SarsCov2, scoperti dall’Istituto di virologia di Wuhan nei
pipistrelli nel 2013. Quindi le sequenze su cui si è concentrato il
rapporto congiunto Oms-Cina "non sarebbero completamente
rappresentative del virus che si trovava a Wuhan all’inizio
dell’epidemia".
La rimozione delle sequenze, a suo avviso, produce "una foto in
qualche modo alterata dei virus che circolavano inizialmente a
Wuhan" e "suggerisce che una possibile ragione del fatto che non
abbiamo visto un maggior numero di sequenze è forse perché c’è
stato uno sforzo deliberato di toglierle".
Bloom è co-autore di una lettera, pubblicata in maggio su Science e
firmata da decine di colleghi, che ha criticato il rapporto
dell’Oms e chiesto ulteriori indagini sulle origini del virus,
compresa l’ipotetica fuga dal laboratorio. Se non ci sarà una nuova
inchiesta, il ricercatore è deciso a proseguire da solo
rintracciando tutti gli studi in fase di revisione non ancora
pubblicati per vedere se descrivono dati che non sono nei database.