Berna e Roma hanno firmato il nuovo Accordo nel dicembre scorso,
quando, dopo anni di negoziati, polemiche e rinvii, i due Paesi
sono riusciti a trovare una soluzione soddisfacente per entrambe le
Parti.
Con l’intesa - alla cui negoziazione hanno partecipato anche le
autorità ticinesi, grigionesi e vallesane nonché le organizzazioni
sindacali e l’Associazione Comuni italiani di frontiera - la
Svizzera trattiene l’80% dell’imposta alla fonte ordinaria
prelevata sul reddito dei nuovi frontalieri che lavoreranno in
Svizzera. I nuovi lavoratori frontalieri saranno tassati in via
ordinaria anche in Italia. La doppia imposizione verrà eliminata.
Sono considerati nuovi lavoratori frontalieri le persone che
entrano nel mercato del lavoro transfrontaliero dopo l’entrata in
vigore del nuovo Accordo.
Il messaggio indica che l’intesa sarà sottoposta a riesame ogni
cinque anni. Inoltre, una clausola dispone che siano previste
consultazioni ed eventuali adeguamenti periodici in materia di
telelavoro.
Alle persone che lavorano o hanno lavorato nei Cantoni Ticino,
Grigioni e Vallese tra il 31 dicembre 2018 e la data di entrata in
vigore del testo - detti frontalieri attuali - si applica un regime
transitorio. Questa categoria di lavoratori continuerà infatti ad
essere tassata esclusivamente in Svizzera, la quale verserà ai
Comuni italiani di confine fino all’anno fiscale 2033 una
compensazione finanziaria del 40% dell’imposta alla fonte prelevata
in Svizzera.
Sempre secondo l’accordo, in futuro il "lavoratore frontaliere"
includerà coloro che risiedono entro 20 chilometri dalla frontiera
e che, in linea di massima, rientrano ogni giorno al loro
domicilio. Tale nuova definizione si applica a tutti i frontalieri
(nuovi e attuali) a partire dall’entrata in vigore dell’accordo.
L’intesa contiene una disposizione finalizzata a impedire i
potenziali casi di abuso in relazione allo status di "attuale
frontaliere".
L’accordo è stato firmato il 22 dicembre scorso a Roma dalla
segretaria di Stato per le questioni finanziarie internazionali,
Daniela Stoffel, e dal viceministro italiano dell’economia e delle
finanze, Antonio Misiani.
La crisi del governo italiano, a inizio 2021, ha confermato
l’opportunità di aver firmato prima della fine del 2020; in caso
contrario, la firma si sarebbe verosimilmente protratta ancora per
molto, nota il Consiglio federale.
Parafato cinque anni prima, nel 2015, l’accordo è stato in parte
affinato vista l’impossibilità di firmare il testo così come uscito
dalle prime trattative. Forti resistenze erano state espresse in
particolare dai Comuni italiani di confine e dai sindacati.