giovedì 16 settembre 2021.
Finché il Certificato COVID resterà in vigore nelle scuole universitarie i test rapidi devono essere disponibili e gratuiti per tutti gli studenti!
INTERPELLANZA
La decisione adottata la scorsa settimana dal Consiglio federale circa l’estensione del Certificato
COVID sta suscitanto molto dibattito nel Paese dividendo orizzontalmente la popolazione in modo
a nostro avviso preoccupante. E ciò, soprattutto da quando è risultato chiaro che tale certificato
diventa necessario addirittura per frequentare i corsi universitari. A tal proposito segnaliamo la
posizione espressa dal Sindacato Indipendente degli Studenti e Apprendisti (SISA) che si oppone a
questa misura in quanto lesiva del “diritto allo studio e l’universalità dell’accesso all’istruzione”
poiché essa di fatto impone “le lezioni a distanza tanto a coloro che hanno deciso coscientemente di
non vaccinarsi quanto a coloro che non hanno ancora deciso se sottoporsi alla vaccinazione. Ci si
trova pertanto in una situazione senza precedenti, che creerebbe degli studenti di serie A – che
possono frequentare le lezioni in presenza – e di serie B – che saranno obbligati a frequentare le
lezioni a distanza”. La Conférence Universitaire des Associations d’Etudiants (CUAE), il sindacato
studentesco di Gineva, ha sottolineato come “dover sacrificare il libero accesso all’educazione e
all’informazione per contenere la circolazione del virus è scioccante e rivoltante”.
Il Partito Comunista aveva contestato la decisione del Consiglio federale di non garantire più la
gratuità dei test per il COVID-19 a partire dal 1° ottobre come una misura di fatto anti-sociale che
va a colpire uno strumento utile ad arginare la trasmissibilità del virus, auspicando che tutti gli
strumenti sanitari atti a contenere il virus venissero garantiti gratuitamentei. Il sindacato studentesco
conferma che “ad aggravare la situazione troviamo la decisione di sospendere la gratuità del test
rapido antigenico, riducendo di fatto l’accessibilità a questo Certificato e creando una pericolosa
discriminazione tra chi può e chi non può permettersi il test” e rivendica che “nelle università
vengano svolti regolarmente dei test di massa, salivari e campionati. In alternativa, si mantengano
gratuiti i test rapidi antigienici e si allestiscano dei capannoni per testarsi al rientro dal weekend
all’entrata delle università! Non possiamo tollerare che si definiscano degli studenti di serie A e di
serie B sulla base di una distinzione sanitaria (che peraltro non sottostà a nessun obbligo di legge):
studiare è un diritto fondamentale di ogni cittadino, le autorità devono mettere a disposizione tutti
gli strumenti per garantirlo anche in tempo di pandemia!”
Abbiamo preso atto che a partire dall’inizio dell’anno accademico, settimana prossima, i test
salivari rimarranno gratuiti per gli studenti dell’Università di Ginevra (Unige), delle Università di
Scienze Applicate (HES) e dell’Istituto di Alti Studi Internazionali (IHEID). Si tratta di una misura
adottata sul piano cantonale (fra l’altro recepita anche dalle autorità del Canton Vaud), frutto di un
accordo fra l’Ufficio del medico cantonale ginevrino e i centri accademici citati, sotto l’egida del
Consiglio di Stato del Canton Ginevra.
Alla luce di ciò, con questa interpellanza la cui urgenza è dettata dall’imminente inizio dell’anno
accademico, chiediamo al Consiglio di Stato del Canton Ticino come valuta la possibilità di
attivarsi con la SUPSI (ed ev. con l’USI) per adottare le stesse misure dei cantoni di Ginevra e
Vaud?
Per il Partito Comunista
Massimiliano Ay e Lea Ferrari
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