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Editoriale
domenica 3 ottobre 2021.
Vaccinazioni gratta e ... vinci!

Quando si sceglie di vivere in una società automaticamente si accettano tutte le regole che quella società impone per una convivenza pacifica ed armoniosa e all’insegna della sicurezza. Tutti per uno e uno per tutti: questo è il motto e questa è la promessa e le pillole vanno ingoiate anche se sono amare per quello spirito di solidarietà per cui la Svizzera è famosa!

Vaccinarsi non è solo ormai una mera questione personale ma è un atto doveroso di altruismo che dovrebbe coinvolgere tutti gli appartenenti ad una società che ha fatto della solidarietà la sua bandiera!
Personalmente sono favorevole alla vaccinazione e mi sono fatto vaccinare appena è stato possibile!
Non l’ho fatto a cuor leggero, ma con la consapevolezza che con ciò avrei protetto me stesso e tutti quelli con cui sarei venuto a contatto e perché ritengo che è compito di ciascuno di noi concorrere al benessere della società in cui viviamo anche correndo qualche rischio.
Sono rimasto di stucco, però, quando ho sentito un nostro consigliere federale suggerire una specie di "gratta e vinci" per invogliare i cittadini a vaccinarsi!
È mai possibile, ho pensato, che a quel livello si possano immaginare tali soluzioni?
È questo il livello della stima che si nutre verso i propri concittadini? Si può pensare veramente di poter risolvere la questione delle vaccinazioni offrendo una pizza?
È morale pensare di convincere i propri concittadini a vaccinarsi in cambio di una pizza? E qualora si offrisse di più cosa si potrebbe chiedere loro?
Il solo pensare che i propri concittadini possano accettare tale proposta è una mancanza di stima e di rispetto!
A questo punto sarebbe stato meglio imporre la vaccinazione che andare a solleticare e risvegliare istinti sopiti ma insiti purtroppo nella natura umana!
Una caduta di stile in grande stile!


Giuseppe Russomanno
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Chiusa in casa

Chiusa in casa
mia madre
tagliava e cuciva camicie:
le cose imparate nel giovane sogno
divennero pane, formaggio ed alici.
Mio padre era morto da un anno.
Noi tre portavamo più avanti
una guerra finita.


Vito Maida (poeta soveratese, 1946/2004) 
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