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Regionale
lunedì 11 ottobre 2021.
Contenere la zanzara tigre si può
SUPSI, Dipartimento ambiente costruzioni e design, Istituto microbiologia

Pubblichiamo la notizia perché da qualche anno anche nel Moesano la zanzara sta imperversando a suo piacimento rendendo la vita degli abitanti di alcune zone, particolarmente infestate, molto problematica impedendogli addirittura l’uso del giardino tanto è molesta la sua presenza!

Ma servono? Ce lo siamo chiesto tutti: le raccomandazioni sulle misure da prendere contro la zanzara tigre servono a qualcosa? Insomma, togliere le acque stagnanti dai vasi fa la differenza? Oppure l’insetto se ne infischia e va altrove? La risposta è sì, servono. Eccome se servono. Non a eliminare l’intrusa, ma almeno a tenerne sotto controllo la popolazione e a evitare che cresca. Lo dimostrano i risultati pubblicati da ricercatori dell’Istituto microbiologia della SUPSI in un articolo sulla rivista «Parasites & Vectors».

Le zanzare non sono mai state animali simpatici. Quelle indigene però, per quanto fastidiose, erano almeno tollerabili. Purtroppo, a causa anche dei cambiamenti climatici, ormai da 30 anni l’Europa centro-meridionale ha cominciato a essere colonizzata da specie provenienti dal Sud. Fra queste, attraverso i canali del commercio e del turismo di massa, dal Sud-est asiatico è arrivata anche la molesta zanzara tigre. Molesta perché, a differenza della cugina autoctona, punge anche di giorno e, soprattutto, è vettore potenziale di almeno 26 malattie, fra le quali dengue, chikungunya, Zika, febbre gialla… per fortuna non ancora presenti sul nostro territorio. In Italia è comparsa negli anni Novanta e la sua prima apparizione in Ticino risale al 2003. Da allora si è insediata in modo stabile colonizzando pozzanghere, tombini, vasi nei giardini e tutti i luoghi in cui ristagna l’acqua e lei, la zanzara tigre, può deporre le uova. Presenza abituale nelle zone urbane e semi urbane, viene costantemente monitorata dal Settore Ecologia dei vettori dell’Istituto microbiologia della SUPSI sotto la supervisione del Gruppo cantonale di lavoro zanzare (GLZ) e grazie al sostegno finanziario del Cantone Ticino. Ormai tutti l’abbiamo vista, riconosciuta, spiaccicata più e più volte, spesso troppo tardi perché ormai aveva già punto. Di notte ma anche di giorno. Che fare, allora?

La strategia migliore prende il nome di Integrated vector management (IVM), è raccomandata dalle agenzie sanitarie internazionali e prevede misure di controllo, fisico, chimico e biologico. Alcune nemmeno le vediamo, poiché vengono implementate dalle autorità. Altre invece riguardano tutti noi e consistono, appunto, nelle azioni raccomandate: evitare che si formino le acque stagnanti dove la zanzara prolifera e, se proprio non è possibile, sostituirle spesso o quanto meno aggiungere larvicidi fra maggio e ottobre. In Ticino più di 80 Comuni partecipano al progetto, coprendo circa il 90% della popolazione.

La domanda però è legittima: ma tutto questo serve? Oppure è come cercare di svuotare l’oceano con un cucchiaino, ché tanto la zanzara tigre continua a diffondersi e a prosperare con il nostro sangue (letteralmente)?

Per capirlo è stato necessario confrontare la situazione in Ticino con quella in altri luoghi in cui le misure non vengono implementate, luoghi che però devono essere il più possibile simili. Il gruppo di ricercatori dell’Istituto microbiologia SUPSI ha astutamente scelto come gruppo di controllo alcuni Comuni italiani appena oltre confine: a pochi chilometri di distanza, sono simili ai Comuni svizzeri per storia, clima, dimensioni e demografia. E lì le misure dell’IVM non vengono applicate. Un confronto simile era già stato effettuato nel 2012 e nel 2013, perciò sei anni dopo era opportuno andare a verificare il loro successo. Dunque, nel 2019 gli studiosi della SUPSI hanno intrapreso un nuovo monitoraggio e…

…e hanno scoperto che in Italia la popolazione della zanzara tigre cresce allegramente, mentre in Svizzera, benché non diminuisca, almeno viene contenuta. Il risultato, pubblicato dalla rivista «Parasites & Vectors», è inequivocabile: nei Comuni italiani di controllo l’insetto compare in giugno, ha un picco in agosto e poi decresce fra settembre e ottobre, seguendo la classica stagionalità riproduttiva, mentre in Ticino, pur comparendo nello stesso periodo, non c’è alcun picco e il numero rimane stabile. Nei nostri Comuni il numero di uova di zanzara tigre in ambiente urbano era quasi 4 volte inferiore a quello in Italia, e un andamento analogo si riscontra per il numero di femmine. Questo rapporto è raddoppiato rispetto alle rilevazioni precedenti: prova che, mentre nei Comuni italiani la popolazione della zanzara tigre cresce, in quelli svizzeri rimane stabile. E dunque?

Dunque l’IVM funziona. La sensibilizzazione è utile e le azioni che ciascuno di noi è sollecitato a compiere sono adeguate. Svuotare i vasi, chiudere i bidoni, aggiungere nelle acque stagnanti i prodotti anti-zanzara serve. Non a scacciare la zanzara tigre, perché lei continua ad arrivare, ma quanto meno a impedirle di crescere più di quanto fatto finora. Non è una guerra che possiamo vincere, ma almeno la nostra difesa è efficace. E non è poco.

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“L’uomo si distrugge con la politica senza princìpi, col piacere senza la coscienza, con la ricchezza senza lavoro, con la conoscenza senza carattere, con gli affari senza morale, con la scienza senza umanità, con la fede senza sacrifici.”

Mahatma Gandhi

 
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