giovedì 18 novembre 2021.
ADI DESIGN MUSEUM COMPASSO D’ORO - Un nuovo museo da visitare a Milano
di Teresio Bianchessi
A fine autunno sono ripresi i corsi di ”ACTEL Università della terza età” che frequento come studente e docente; lo slogan stampato sul programma dice: “Se smetti di imparare cominci ad invecchiare” suggerimento che condivido a pieno.
Durante l’anno sono previste anche uscite per musei e città d’arte e questa settimana, la prima, ci ha portato all’ “ADI Design Museum Compasso d’oro” zona Monumentale, da non confondere con lo spazio della Triennale, perché ADI ha aperto solo il 25 maggio scorso e nei suoi 5000 metri quadri di esposizione raccoglie i pezzi vincitori del “Compasso d’oro” premio assegnato al miglior disegno industriale a partire dal 1954.
Una vera sorpresa, una visita assolutamente stimolante che mi permetto di suggerire, tanto Milano è a un tiro di schioppo.
Subito colpito dalla “double face” della struttura, ex area industriale: davanti la modernissima Piazza Compasso d’oro, alle spalle, dove si parcheggia, via Bramante stretta dai muri giallo ocra scrostati, dove sferraglia ancora il tram fra i palazzi della vecchia città, il tutto a conservare la memoria della Milano della mia infanzia e quella moderna del post EXPO.
Dentro la semplicità e la complessità del design racchiuso nella scritta all’ingresso che dice: “IL CUCCHIAIO E LA CITTÀ” a suggerire che l’architetto deve mettere la stessa tensione sia che progetti una metropoli o un oggetto in apparenza banale quale un cucchiaio.
Se fuori c’era la memoria dentro il tempo che scorre e sono proprio le posate ad evidenziarlo cambiando forma e testimoniando la fine dei pranzi domenicali soppiantati da brunch e buffet dove sparisce il coltello, tanto il cibo è frazionato e così basta un piccolo oggetto degradabile che poi si butta.
Evoluzioni, evoluzioni lì sotto il naso che anticipano i tempi, che fanno sparire, negli anni del boom demografico, i vecchi banchi nelle scuole sostituiti da singole seggiole, poi le prime poltroncine ergonomiche per impiegati, l’orologio che non va più letto, superflue le lancette, esce infatti il numero di ora e minuto, il televisore che non è più mobile decorativo, la sveglia che ti guarda, sino agli studi meticolosi della segnaletica della prima linea rossa della metropolitana, indispensabili allora per cittadini che ancora non sapevano salire sulla metro.
Poi l’edilizia delle case popolari che ha spazi limitati, difficoltà che spinge gli architetti ad escogitare “l’occultamento” soprattutto nella cameretta dei figli dove il letto appare e scompare nell’armadio a parete.
Poteva mancare la mitica “500”? La guida ci ricorda che 500 era il prezzo: cinquecento mila lire di allora, ovvero 13 mensilità di un operaio.
Poi il nuovo millennio presente con l’esposizione di una spaziale Ferrari e protesi di arti, nello specifico una mano, che grazie a microchip collegati al sistema nervoso consente movimenti impensabili sino a ieri.
La guida subito all’inizio ci ha avvisati: vi capiterà di vedere un oggetto ed esclamare: “ma ce l’avevo”, questa soddisfazione l’ho avuta anch’io e l’oggetto che ancora posseggo è la lampada “Spider” del ’65.
Che dire, mi sento di suggerirvi la visita, il museo si definisce giustamente “auto generativo” perché di anno in anno si arricchirà dei pezzi vincitori dell’ambitissimo premio “Compasso d’oro”.
Volevo anche parlarvi di calcio, ma dopo l’ultimo turno che ha delineato questa classifica: Svizzera 18 - Italia 16 - fatico; posso solo dire che non è colpa vostra, anzi vi va dato merito e
il 4 a 0 dell’ultima partita la dice lunga sulla vostra voglia di staccare il biglietto per i mondiali.
Complimenti e che la buona sorte, negli spareggi, regali un biglietto per il Qatar anche all’Italia!

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