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Lettere dei lettori
venerdì 28 gennaio 2022.
ELEZIONE DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ITALIANA
Deludente teatrino della politica

Da sempre il mandato al Presidente dura un settennato; ragionevole pensare che la politica non pensi un sostituto al primo, nemmeno al secondo, nemmeno al terzo e quarto e quinto anno, ma dal sesto e settimo di sicuro il problema non solo dovrebbe porselo, ma trovare anzitempo la soluzione in modo tale che già il primo giorno di votazione il prescelto venga eletto a larghissima maggioranza.

Non sta avvenendo così e fa rabbia pensare che impatto positivo avrebbe avuto sul Paese, soprattutto in questi momenti di sofferenza, se le cose fossero andate come auspicato.
Ecco invece il triste teatrino dove, sembra addirittura, che i partiti se ne siano accorti all’ultimo minuto dando in tv l’immagine di disperati in cerca dell’ago nel pagliaio.
Indisponente.
Dà molto fastidio anche come i TG, i giornali, gli opinionisti raccontano il voto enfatizzando l’impegno febbrile dei politici, i loro incontri, le loro fatiche notturne, i capannelli segreti, carbonari, i colpi di scena temerari, divenendo così narratori di una mediocre telenovela, anziché fustigatori di una classe politica evidentemente incapace.
Personalmente non credo che la stupidità politica arrivi a trovarsi, all’ultimo giorno, impreparata su un tema fondamentale come questo, più difficile mi è capire il perché del teatrino, cogliere la dietrologia che di certo ha la regia del potere, ma anche dandolo per scontato, vale sempre la riflessione di fondo che dice che con sette anni a disposizione si potrebbe trovare prima la mediazione, l’accordo.
Il paese, il cittadino è indispettito e reagisce postando sui social un irriverente, quanto provocatorio comando: “ALEXA SCEGLI IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA”.
Troppo amaro, non si può riderne.
Aspettando un Presidente degno.

Teresio Bianchessi

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È domenica

È domenica
e scendo queste scale,
e come un cane fiuto a queste porte
il solito, indistinto cucinìo condominiale.
Porto con me, ancora non so dove,
un giorno rosso della settimana,
forse un Natale,
con mia madre che gira il suo ragù
e le campane così forti e vive
che ogni casa sembrava un campanile.


Vito Maida (poeta soveratese, 1946/2004) 
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