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Viaggi & Cucina
martedì 29 marzo 2022.
DUBAI - PRIMO CONTATTO CON LA CITTA’
MALL OF EMIRATES - SPIAGGIA - PALM TOWER - AIN DUBAI - FRIDAY FEST

Ed eccoci alla seconda puntata del racconto del nostro amico e collaboratore Teresio Bianchessi.



Terzo giorno del viaggio, secondo in città.
Abbiamo riposato bene; la stanza d’albergo è ok, ampia, con lettone comodissimo, scrivania, frigo bar, tv che prende anche il TG1 italiano che vediamo alle 11 p.m. per via del fuso orario, poltrona davanti alla vetrata che consente uno sguardo là fuori per vedere la vita che inizia a scorrere; i nipoti nella stanza accanto, così si scende insieme per la colazione.
Troviamo dolce e salato, noi manteniamo le nostre abitudini con the, fette biscottate, marmellata, miele felici di trovare ogni mattina macedonia di buonissima frutta fresca, Tommaso e Riccardo si fiondano anche sul salato e non disdegnano dolci tipici del paese.
Finito ci salutiamo perché i programmi della mattinata si diversificano, loro al mare, noi mattinata più tranquilla con transito al “Mall of Emirates”, il più grande centro commerciale al mondo, vicino al nostro albergo.



Come mia abitudine scendo a fare due passi nei d’intorni anche perché ho sentito molto vicino il richiamo della preghiera, infatti, girato l’angolo ecco la Moschea; attraverso piazzette che sono piccoli scampoli di deserto e fra la sabbia addirittura sbucano bassi rovi; la cosa però che mi colpisce di più sono i balconi delle case che sembrano avere, per tutti gli inquilini, una doppia funzione: stendini, ma anche e soprattutto armadi esterni dove appendere vestiti, camicie, giacche disposti proprio come se fossero in un’anta del guardaroba; quello che ho di fronte è davvero pittoresco, ma devo dirvi che questa “abitudine” l’ho ritrovata un po’ ovunque, anche in zone centrali della città, il che mi fa pensare a case con alta densità abitativa e quindi assoluta necessità di spazi esterni.



Rientro e alle 10 a.m. sotto un sole che comincia a farsi sentire, ci incamminiamo verso il “Mall of Emirates” con qualche trepidazione perché ci muoviamo da soli.
Già dall’esterno la struttura mostra la sua imponenza e quel tunnel spiovente che vediamo in lontananza è di sicuro lo “Snowpark” prima stazione sciistica al coperto del Medio Oriente; il centro, inaugurato nel 2005 è una struttura multi level con una superficie lorda di 255.489 mq, ha parcheggi per 8000 vetture, entriamo e abbiamo conferma della sua vastità, sono, infatti, ospitati più di 1200 negozi, oltre a spazi ristoro e aree divertimento così, consci dell’impresa ardua che ci aspetta, facciamo pausa per un caffè che ci viene servito con datteri freschi, accadrà così altre volte.
Inizia il peregrinare che conferma quanto il mondo sia globale, infatti, troviamo quasi tutti i marchi internazionali che s’incontrano ovunque, solo che qui hanno location esagerate, c’è da perdersi, Luisa curiosa qualche negozio ma non fa acquisti, acceleriamo perché di sicuro non vogliamo mancare la visita al “Snowpark” che infine raggiungiamo.



Davvero incredibile, a suo tempo, l’aver pensato di realizzare, in un paese desertico, all’interno di un centro commerciale, una stazione sciistica; restiamo davvero a bocca aperta, gli impianti di risalita sono in funzione, sciatori sulla pista di slalom, bimbi con lo slittino, ma vediamo scendere anche un bob.
Prima di allontanarci Luisa si fa fotografare con …l’orso!
Avete letto bene, non cammello, ma l’orso delle nevi!
Non molto lontano il “Magic Planet” un gigantesco luna park a disposizione delle famiglie con attrazioni di ogni tipo, sale gioco, corsie di bowling, simulatori di corse, pareti per arrampicate, tappeti elastici, siamo un po’ frastornati, finiamo il giro e ci scattiamo una foto, io in sella ad una moto, Luisa a lato di un camioncino dei pompieri, foto che farà esplodere di gioia il più piccolo dei nipoti, Alessandro, perché riconoscerà il suo personaggio preferito dei cartoni: Marshall, il pompiere dei “Paw Patrol”, che soddisfazione per i nonni.



Avvertiamo un languore, iniziamo a muoverci nella vastissima area ristoro fra odori e colori di cucine tipiche di ogni parte del mondo, ma è ancora presto, saliamo così all’ultimo piano del centro commerciale, al “Mercato Mall”, assolutamente affascinante perché imita scorci e paesaggi di un villaggio italiano del rinascimento, da qui la vista è davvero mozzafiato, arriviamo alla fine della corsia e mi sorprende leggere una indicazione che indirizza allo spazio della preghiera, dove agli uomini è riservata l’area di sinistra, alle donne quella di destra, sorprende trovarla proprio qui nel tempio del consumismo.
Torniamo a noi, è ora di pranzare e al piano scopriamo L’Emporio Armani Caffè, non resistiamo, facciamo pausa pranzo lì e gustiamo uno spaghetto al pomodoro e un risotto alla milanese straordinari, soprattutto il risotto; piatti così abbondanti che non riusciamo a finire, ci giustifichiamo… buonissimi ma erano… just too much!
Forse dobbiamo giustificarci anche con chi legge.. ma come … a Dubai mangiano il risotto alla milanese … ci salvano gli anni … noi “over”, soprattutto in viaggio non dobbiamo esagerare con i piatti esotici, … resta il fatto che se transitate a Milano all’ Emporio Armani Caffè, il risotto gustatevelo, ne vale la pena e costa poco più di una pizza.



E’ ora di rientrare e per strada incrociamo uomini frettolosi con tappetino sotto braccio, fanno lo stesso nostro percorso e solo quando siamo vicini all’albergo capiamo che la loro meta è la Moschea per la preghiera del venerdì; questo ci crea problemi, faticano a trovarci un taxi pubblico, ci spiegano che durante la preghiera la città si ferma e così ne trovano uno da Uber col quale riusciamo ad arrivare puntuali al Palm Tower; il grattacielo ha molti ingressi e per un attimo temiamo di perderci, ma eccoli i nostri, sbucano da una galleria e il ricongiungimento ci rasserena, ci raccontano che la mattinata in spiaggia è stata piacevole, più di 30 gradi, acqua pulita, mare subito profondo, ci mostrano delle foto, una è emblematica: sabbia, cammelli e grattacieli… è Dubai.



Saliamo al 52esimo piano della magnifica “Palm Tower” che ospita sia spazi commerciali che residenziali e che è diventata attrazione nel 2021 quando ha aperto le porte al pubblico offrendo una vista esclusiva della sottostante zona di Dubai Marina e in particolar modo su Palm Jumeirah, sul mar Arabico e sullo skyline della città, davvero bravo Gabriele che, preparando il viaggio, ha adocchiato anche questa nuova possibilità.
Quando usciamo sul ponte di osservazione restiamo letteralmente a bocca aperta, da qui finalmente iniziamo a capire Dubai; quello che però maggiormente sorprende è Palm Jumeirah che abbiamo laggiù sotto i piedi, l’avevo nell’immaginario come isola artificiale, la pensavo paesaggio con sabbia, palme, invece quello che i miei occhi vedono è forse il quartiere residenziale più lussuoso al mondo, ha forma di una palma con tronco di 4 km, protetta da 17 km. di frangiflutti circolari che formano una mezza luna, ha ville con spiaggetta privata, ma anche centri per shopping e intrattenimento, un vero capolavoro di ingegneria.
Quest’opera la vuole nel 2001 il visionario Sultano Amhed Bin Dulayem, viene ultimata nel 2006 dall’impresa locale Nakheel Properties con la collaborazione di aziende belghe e olandesi.
Il Sultano la vuole costruita senza cemento né acciaio, per il frangiflutto vengono utilizzati 5 milioni di metri cubi di roccia da 16 cave, ma la vera sfida è la sabbia, troppo sottile quella che gli Emirati hanno in superficie, non è utilizzabile in edilizia, quella buona è là, sotto il mare.
La difficoltà viene superata con la tecnica detta del Rainbowing, si dragano dal fondo del mar Persico ben 94 milioni di m3 di sabbia: “… la sabbia viene spruzzata dalle draghe, guidate da un GPS differenziale, sull’area interessata con una tecnica nota come rainbowing (arcobalenaggio) a causa degli archi descritti in aria dalla sabbia spruzzata…”.
Ho finto di capire la spiegazione… certo è che se non sbalordisce questo… stordisce e affascina lo spettacolo che osserviamo dall’alto della Palm Tower: Dubai Marina, i grattacieli, la spiaggia, gli yacht, le limousine, la ruota panoramica che raggiungeremo a breve.
La foto in alto a sinistra apritela su uno schermo grande, rende bene il progetto urbanistico della città che si sviluppa linearmente per oltre 70 km grazie ad una viabilità bidirezionale di 6 corsie, alle quali si affianca la metropolitana sopraelevata, mobilità completata da un numero incredibile di taxi con tariffe moderate; con le temperature che ci sono qui a Dubai evidente che ci si muove a piedi solo per brevissimi tratti. A fatica lasciamo la vista panoramica della torre, torniamo con i piedi per terra, percorriamo l’affascinante lungo mare di Dubai Marina, diretti alla “Ain Dubai”, la ruota panoramica più grande al mondo e per raggiungerla attraversiamo un ponte che collega la spiaggia alla Bluewaters Island, nuovo centro di intrattenimento di Dubai.



Avevo celatamente manifestato riserve su questo appuntamento, ma appena arrivati sull’isola eccola la ruota che ci viene incontro e subito cattura tutti, nonni, nipoti, figli; alta 250 metri, il doppio di quella di Londra, ha 48 cabine hi-tech che, in totale, possono ospitare sino a 1750 turisti, location perfetta perché offre vista a 360°, dispone di lussuose cabine noleggiabili per feste, incontri, meeting, sono le Private cabins, ma ci sono anche le Social cabins, sorta di club dove si può bere un drink, tutte sono chiuse e con aria condizionata; l’ora migliore per salirvi è il tramonto e giusto a quell’ora Gabriele ha prenotato, purtroppo un po’ ci tradisce il tempo, c’è una leggera foschia di calore.



Impazienti saltiamo sulla cabina che non si ferma ma non crea alcun problema, gira lentamente permettendo di osservare il panorama da ogni angolazione, il giro dura circa 40 minuti, Luisa temeva l’altitudine, ma deve ricredersi è una salto in cielo lentissimo e bellissimo; con noi una comitiva di turisti spagnoli, c’è euforia e davvero vengo affascinato dalla complessa struttura, guardatela nel video, la pensavo esagerata invece è semplicemente una elegante, maestosa dimostrazione di ingegno.
La ruota gira, gira e lentamente porta con se il primo buio, in lontananza vediamo il Burj al Arab, la “Torre degli arabi” albergo lussuosissimo conosciuto in tutto il mondo come “La vela di Dubai” per la sua caratteristica forma, intravediamo le luci della nave della Costa Crociere, si accendono anche quelle dei grattacieli, dei locali, degli alberghi e l’atmosfera diventa intrigante, ci attardiamo sulla Bluewaters Island, osserviamo l’altra sponda che si prepara per la sera, si accende anche la “Ain Dubai” e il tutto crea l’atmosfera magica di vacanza spensierata, scattiamo foto, ogni angolo è da incorniciare.
La giornata però non è ancora finita, la nostra mitica guida ha programmato per la sera il “Friday Feast” al “Sheraton Grand Hotel”, è il festoso fine settimana di Dubai, l’equivalente della nostra “febbre del sabato sera”.
Il Sheraton è dall’altra parte della città, ma prima di prendere il taxi Gabriele, con gradita nostra sorpresa, concede una pausa ristoro da Starbucks; tavoli in terrazza non ce ne sono, ci accomodiamo all’interno e con sorpresa li vedo sparire tutti nei bagni, capiamo quando rientrano che era un programmato pit stop per il cambio d’abito, infatti se ne sono andati in bermuda, ritornano in camicia e Silvia sfoggia un elegante vestitino da sera.
Bravi.
Servono due taxi, Riccardo sta con noi, si va verso il finale di giornata ammirando grattacieli diversissimi, insoliti che a volte sembrano sfidare la logica, questo a lato è il recentissimo Museo del futuro… che bella Dubai la sera e dopo oltre mezzora arriviamo quasi simultaneamente davanti al grande albergo e l’aria della Friday Feast la si respira subito dal continuo andirivieni di taxi, limousine, auto prestigiose da cui scendono passeggeri eleganti.
Saliamo al piano del ristorante dove ad attenderci c’è una hostess che ci accompagna al nostro tavolo per raggiungere il quale attraversiamo l’amplissimo piano fra cuochi impegnati a cucinare piatti tipici di ogni paese, sono tante isole di gusto e Tommaso ci da subito delle dritte, ma noi, per via degli “over” che abbiamo sottolineato in precedenza, temiamo …l’impresa. Siamo però seduti ad un tavolo confortevole, i ragazzi iniziano le incursioni, come non capirli, loro in spiaggia han fatto pausa con uno spuntino da street food, ora si vendicano e arrivano al tavolo con piatti pieni di leccornie, la loro scelta è catturata dalle cucine orientali, indiane, thailandesi, ma anche messicana, ci accorgiamo che anche i loro genitori hanno appetito, con Luisa ci fermiamo al ristorante greco e il riso alle nocciole con agnello cotto alla brace ci soddisfa davvero.



L’ultimo giro è per frutta, dolci, gelato e ci accorgiamo che a quel Friday Feast, nelle varie salette, ci sono comitive di arabi, europei, americani, africani, indiani, cinesi; il mondo, vuoi anche per Expo, è tutto qui a Dubai. Gabriele si accorge che negli occhi dei suoceri si è accesa la spia rossa, capisce che siamo in riserva così propone il rientro, loro forse si tratterrebbero ancora, ma grazie.
In attesa del taxi ci convoca per il programma dell’indomani: la mattina visita alla città vecchia, pomeriggio nel deserto e prima di salutarci precisa: puntuali nella hall alle 9!
Notte.

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Chiusa in casa

Chiusa in casa
mia madre
tagliava e cuciva camicie:
le cose imparate nel giovane sogno
divennero pane, formaggio ed alici.
Mio padre era morto da un anno.
Noi tre portavamo più avanti
una guerra finita.


Vito Maida (poeta soveratese, 1946/2004) 
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