martedì 31 maggio 2022.
Case vacanza: impennata prezzi, St. Moritz rimane il luogo più caro
(ats) St. Moritz rimane la destinazione turistica di gran lunga più
costosa dell’arco alpino: nel 2021 un’abitazione secondaria di
fascia superiore costava circa 19’500 franchi al metro quadro,
quasi l’11% in più rispetto all’anno precedente, rivela uno studio
periodico pubblicato oggi da UBS.
Al secondo posto segue Gstaad (BE), con 17’000 franchi al metro
quadrato, al terzo la regione della Jungfrau (BE), con quasi 16’000
franchi; a Zermatt (VS) e a Davos/Klosters (GR) le abitazioni
secondarie costano 15’000 franchi al metro quadro.
Nel 2021 nessuna regione delle Alpi ha registrato un calo dei
prezzi delle case di vacanza: è la prima volta dall’inizio dei
rilevamenti della banca, 15 anni or sono. Rispetto al 2020,
osservando tutte le destinazioni elvetiche i prezzi sono lievitati
del 10%, il rincaro più marcato dal 2008. Arosa (GR), Engelberg
(OW), Flims/Laax (GR) e la regione della Jungfrau (BE) hanno
registrato gli aumenti di prezzo più consistenti, con oltre il 15%.
Il valore più basso è stato osservato ad Adelboden/Lenk (BE), con
+1%. Non sono state prese in considerazione località ticinesi.
Secondo gli esperti di UBS le restrizioni di viaggio durante la
pandemia e il telelavoro hanno scatenato una corsa alle abitazioni
secondarie. L’aspirazione ad avere una casa in montagna è stata
alimentata anche dal buon andamento economico nel 2021, visto che,
parallelamente, sono progrediti anche il patrimonio e il reddito
delle economie domestiche. Il disaccoppiamento tra luogo di
residenza e luogo di lavoro ha anche fatto sì che molti nuclei
familiari abbiano deciso di stabilire il domicilio principale in
montagna. Di conseguenza per la prima volta da oltre 15 anni
l’incremento demografico nei cantoni di montagna è stato superiore
alla media di tutti gli altri cantoni.
Il mercato è inaridito: in virtù della legge nelle regioni
turistiche praticamente non è consentito costruire nuove abitazioni
secondarie. Inoltre molti proprietari di case per le vacanze hanno
rinviato o persino rinunciato a una vendita già in programma,
perché grazie al telelavoro hanno potuto sfruttare molto più spesso
il proprio immobile. L’offerta di immobili disponibili è quindi
diminuita ulteriormente. Attualmente nelle regioni dei Grigioni, di
Berna e della Svizzera centrale viene messo in vendita meno del
1,5% del patrimonio immobiliare. Nel Vallese e a Vaud le quote di
offerta sono molto più elevate, con in media il 6%, ma ancora
nettamente al di sotto dei valori dell’anno precedente.
Secondo gli specialisti di UBS alla luce dei prezzi al momento
elevati, la domanda di case per le vacanze dovrebbe diminuire.
Pesano i criteri di sostenibilità per un finanziamento con fondi di
terzi, l’aumento dei tassi d’interesse, nonché i costi
dell’energia.
Sul lungo periodo lo stop alla costruzione introdotto di fatto
dalla legge sulle abitazioni secondarie può essere una garanzia del
valore sul mercato delle case. Tuttavia stando a UBS ciò non deve
far dimenticare che la normativa non protegge dalle correzioni
degli eccessi di prezzo e non impedisce fluttuazioni dell’offerta.
Quest’ultima dovrebbe aumentare di nuovo già nel corso del 2022:
alcuni proprietari di case sfrutteranno infatti l’attuale fase
rialzista per realizzare utili da capitale e sottrarsi ai costi per
i prossimi risanamenti. In tale contesto i proprietari stranieri
traggono anche benefici dalla forza del franco.
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