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Cultura
mercoledì 7 dicembre 2022.
Verso una pastorale giovanile svizzero-italiana
di Davide Pesenti, Segretario generale della CVS

In apertura dell’ultima Assemblea ordinaria della Conferenza dei vescovi svizzeri (CVS) del 2022, tenutasi a fine novembre presso il monastero benedettino di Mariastein (SO), gli episcopi e abati territoriali elvetici hanno incontrato una trentina di responsabili della pastorale giovanile, così come d’associazioni e di movimenti giovanili cattolici provenienti da tutte le regioni linguistiche del Paese. Tra loro, quattro delegati in rappresentanza di varie realtà ecclesiali della Svizzera italiana, dove la collaborazione interdiocesana in questo ambito specifico dell’attività pastorale rimane in gran parte da sviluppare.

L’inedito e da più parti atteso incontro tra i membri della CVS e i responsabili della pastorale giovanile – giornata che nel corso degli ultimi due anni ha dovuto essere più volte rinviata a causa della pandemia – ha rappresentato un’ulteriore essenziale tappa del progetto “Insieme sulla via del rinnovamento della Chiesa cattolica in Svizzera” lanciato dalla CVS nel 2019. Il futuro della Chiesa cattolica in Svizzera così come la testimonianza cristiana nel mondo contemporaneo, proprio dal punto di vista dei giovani e dei loro accompagnatori, è stato il soggetto centrale dell’incontro. Il tema è stato approfondito sia nel corso di vari workshops tematici, sia di una riunione plenaria conclusiva che ha visto confrontarsi i presenti sui frutti dei gruppi di lavoro e aprire al contempo nuove prospettive sul Processo sinodale in corso nella Chiesa cattolica.

Consolidare un cammino comune

I delegati giovanili hanno così potuto condividere con i membri della CVS le loro esperienze nell’accompagnamento spirituale e i progetti pastorali attualmente in cantiere, così come le loro gioie e difficoltà quotidiane in questo ministero al servizio dei giovani, quale impegno personale a costruire un mondo più fraterno e solidale, testimoni del messaggio di Cristo per l’umanità. L’incontro presso il monastero di Mariastein è stato un’occasione propizia per mettere in evidenza l’importante ruolo che assume la pastorale giovanile – sia diocesana/cantonale che associativa – per il presente e il futuro nella Chiesa che è in Svizzera, ma anche per conoscersi meglio, nell’ottica di un auspicato consolidamento della collaborazione tra i principali attori nelle varie regioni linguistiche così come con la CVS.
La trentina d’invitati hanno approfondito in particolare quattro interrogativi fondamentali (temi-chiave) nell’ambito della pastorale giovanile contemporanea: (1) Quali i punti di forza e le preoccupazioni più acute dei giovani in Svizzera? (2) In che modo l’esperienza personale della fede in Gesù Cristo influenza il proprio ministero d’accompagnamento dei giovani? (3) Quali sono oggigiorno le principali sfide nella trasmissione della fede e nel coinvolgimento delle nuove generazioni nella vita della Chiesa? (4) La creazione di un “Consiglio dei giovani della CVS” è da più parti desiderata: che compiti e forma dovrebbe assumere questo nuovo consesso?

Rafforzare le sinergie regionali-linguistiche

L’incontro, organizzato dalla CVS, ha mostrato chiaramente come le sfide e i “cantieri aperti” nell’ambito della pastorale giovanile siano assai simili in tutta la Svizzera; ciò, al di là delle ben conosciute peculiarità culturali-ecclesiali delle varie regioni linguistiche del Paese, così come le non sempre agevolmente coordinabili differenze o specificità nell’organizzazione delle istanze e negli accenti dati all’attività pastorale a livello locale e/o regionale. Al termine di questa giornata d’incontro, di dialogo e di confronto fraterno, uno dei principali auspici è che le diverse attività di pastorale giovanile possano essere vieppiù messe in rete e collaborare tra loro, al fine di rafforzare le sinergie tra i vari attori del settore, per potersi così avvicinare ed entrare sempre meglio in relazione con il “mondo dei giovani”; ciò anche – e forse soprattutto – nella Svizzera italiana, consolidando così la cooperazione in questo ambito tra le diocesi di Lugano e di Coira. In tal senso, il segretariato generale della CVS s’impegnerà in futuro pure affinché la pastorale giovanile delle regioni grigionitaliane possa essere meglio integrata a livello operativo nell’attività della Pastorale giovanile della Diocesi di Lugano (PG); ciò, per evidenti ragioni di prossimità linguistica, culturale ed ecclesiale. Ci si prefigge, in particolare, d’organizzare le Giornate Mondiali Giovanili (da alcuni anni a questa parte esse hanno luogo la Domenica di Cristo Re dell’Universo), così come la partecipazione a quelle nazionali e internazionali (la prossima è prevista l’estate prossima a Lisbona), a livello regionale-linguistico. D’altro canto, sarebbe auspicabile invitare anche i giovani grigionitaliani agli incontri proposto e alle attività regolarmente organizzate dalla PG luganese. Un modo semplice ed efficace per un vivere un arricchimento personale ed allargare gli orizzonti pastorali oltre i confini diocesani, a quelle regioni che condividono la stessa lingua e cultura ecclesiale; ciò, al fine di ampliare gli sguardi così come il novero dei partecipanti, verso una Chiesa cattolica che si viva sempre più aperta ed inclusiva.
Pensare e gestire la pastorale giovanile – così come altri ambiti tematici della vita della Chiesa, dalla pastorale liturgica alla formazione biblico-teologica – a livello di Svizzera italiana non è soltanto un modo d’ispirarsi o adattarsi a quanto da tempo si sta facendo, con risultati incoraggianti e fruttuosi, nella Svizzera tedesca e in quella romanda. Una tale collaborazione regionale-linguistica mira a creare delle sinergie e prossimità oggigiorno sempre più essenziali, al fine di permette ai giovani grigionitaliani d’attingere a un programma variegato e (anche per possibilità contingenti) più ampio, grazie al quale sviluppare la propria identità personale e cristiana, conoscere nuove persone coetanee, arricchire e approfondire la propria vocazione battesimale e cresimale… Perché l’unione fa la forza. E ciò vale, forse ancora in maggior misura, per la vita della Chiesa nell’Europa del 21° secolo.

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“Il soldato prega più di tutti gli altri per la pace, perché è lui che deve patire e portare le ferite e le cicatrici più profonde della guerra.”

Douglas Macarthur

 
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