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Cultura
domenica 5 marzo 2023.
“UNA BRUTTA PACE E’ MEGLIO DI UNA BELLA GUERRA”
di Teresio Bianchessi

L’affermazione l’ho sentita con le mie orecchie durante un recentissimo telegiornale serale; chi l’ha pronunciata?

Un politico russo, ucraino, americano, europeo, cinese, asiatico, o forse uno storico o un filosofo o un religioso?
No, sono le parole di un’anziana contadina ucraina, parole sussurrate al cronista come fosse una preghiera, un’invocazione al cielo dettata dalla fame, dalla sete, dal freddo, dalla morte, dal dolore che attanaglia il suo paese. Ho sentito anche altre parole nello stesso TG:
“…Pronti milioni di dollari, armi, aerei, missili, carri, per la democrazia, la libertà, l’occidente…”.
Occidente… oriente… mi han ricordato una lettura che raccontava delle foibe, del tragico esodo istriano e il dialogo fra un reporter di guerra americano che enfatizzava ideali di patria, equilibri strategici mondiali e la pronta replica dell’umile pescatore istriano che viveva, allora, le stesse sofferenze della donna ucraina:
“Per me sono concetti complicati… il popolo dei semplici -ribatte il pescatore- identifica la Patria nella terra dove è nato, uno spazio i cui confini terminano là dove lo sguardo può arrivare”.
i veri artefici della “Patria del mondo”, terra globale che vuole la pace, sono i miliardi di “semplici” pescatori, di contadini che vorrebbero continuare ad arare, pescare, vivere, godere l’orizzonte della loro terra senza migrare, annegare, soffrire, morire per colpa di ideali obsoleti e discutibili, di prezzolati proclami che soddisfano solo la cupidigia crudele dei potenti.
Ai “Semplici”, proprio a loro arrivi ovunque e comunque una brutta pace!

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“Il soldato prega più di tutti gli altri per la pace, perché è lui che deve patire e portare le ferite e le cicatrici più profonde della guerra.”

Douglas Macarthur

 
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