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mercoledì 23 agosto 2023.
COME UN CANE IN CHIESA Dalla parte degli animali
di Teresio Bianchessi
“Mi son sentito come un cane in chiesa!”
Con questa espressione un povero cristiano, trovatosi in un contesto assolutamente estraneo alla sua condizione sociale, esternava tutto il disagio patito.
Certo, perché ognuno è bene stia al proprio posto e il luogo sacro, almeno fino a ieri, era tabù per gli amici a quattro zampe e se un cane, il più delle volte per sbaglio soprattutto nelle chiese di campagna, varcava la navata, immediatamente interveniva la perpetua o il sacrestano che con la scopa allontanavano l’intruso; intruso che se ne usciva volentieri perché in imbarazzo non comprendendo la sacralità del luogo, i banchi, gli altari, i tabernacoli.
Ora sembra superato anche questo limite e ne scrivo dopo aver personalmente visto più volte fedeli arrivare per la messa con il cane, taluni sostando negli ultimi banchi, altri accomodandosi nelle prime file; non so se Papa Francesco è tollerante anche su questo, indagherò, ma intanto è sacrosanto che i cani preferiscano una passeggiata fra i boschi piuttosto che un sermone.
Prima di proseguire la riflessione premetto che ho avuto un cane in città per 15 anni, un meticcio tricolore handicappato, detto diversamente un bastardino bianco nero marrone zoppo per via di un intervento necessario dopo che “Chicca”, il suo nome, che ho amato infinitamente, era finita sotto una macchina.
L’esempio del cane in chiesa stura altri esempi di frequentazioni inopportune per le povere bestiole quali il ristorante, il supermercato, i negozi affollati, le biblioteche e apre una riflessione più ampia sulla decisione di tenere un animale che è scelta assolutamente condivisibile ma che deve essere ragionata soprattutto valutando le esigenze del cucciolo che, per sue caratteristiche, richiede spazi verdi dove correre, annusare, fare i bisogni, evitando quindi una scelta che soddisfi solo il proprio ego.
Se penso, infatti, ai tanti cani in città costretti a vivere nei salotti e sui balconi, a passeggiare sui marciapiedi alla ricerca di un albero, di un’aiola, mi ritornano in mente le battaglie per la chiusura degli zoo cittadini le cui ragioni poggiavano proprio sulla inadeguatezza della “location” nella quale li obbligavano a vivere.
Continuando la libera riflessione va sottolineato anche che i cani non han bisogno solo di spazi, ma anche di tempi, di presenza del “padrone” e anche qui quante situazioni precarie, sì perché le persone lavorano e in casa resta solo la bestiola che abbaia per una presenza inopportuna o per malinconia e l’inevitabile prolungato latrare crea tensione con i vicini.
Fanno riflettere anche le statistiche che rivelano che ci sono oramai più cani che bambini, più negozi “Arcaplanet” che “Chicco” e il sentire comune dei tempi spiega il fenomeno dell’adozione di un animale come placebo di un grande bisogno di affetto.
L’affetto di cui questa società ha tanto bisogno, l’affetto che questa società sembra aver tanta voglia di dare è di sicuro un fatto positivo, perché allora, mi chiedo, non trova sbocchi, e lo dico con un po’ di tristezza, ricevendolo o regalandolo ai tanti anziani di questa società sempre più con i capelli bianchi, agli ammalati, ai bimbi pochi, a volte soli, al nostro “prossimo”, insomma, che abita proprio gomito a gomito con noi, forse meno arrendevole di un animale, ma di sicuro capace di regalare un rapporto gratificante?
Senza nulla togliere al cane naturalmente, da sempre considerato il miglior amico dell’uomo che spesso non lo ripaga con la stessa moneta, trascurandolo, sballottandolo, mollandolo nelle difficoltà all’uno o all’altro con grande disorientamento della bestia arrivando, in casi estremi e colpevolmente, all’abbandono lungo un tratto d’autostrada.
Gli animali indiscutibilmente amici, utili anche a fini terapici e di sicuro io sto dalla parte loro, ma forse va trovata la giusta misura, l’equilibrio rispettando i “due mondi”, il nostro, ma soprattutto il loro che ha esigenze ben diverse, per non finire col dare loro un lager anziché affetto.
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“L’uomo si distrugge con la politica senza princìpi, col piacere senza la coscienza, con la ricchezza senza lavoro, con la conoscenza senza carattere, con gli affari senza morale, con la scienza senza umanità, con la fede senza sacrifici.”
Mahatma Gandhi
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