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Regionale
mercoledì 11 ottobre 2023.
Il candidato al Consiglio Federale Jon Pult a Roveredo

Jon Pult è candidato alla successione di Alain Berset in Consiglio federale.
Pur non essendo ancora 40enne, Pult è un volto noto della politica. Si è fatto conoscere a livello federale per aver assunto la presidenza dell’Iniziativa delle Alpi nel 2014. Nel 2019 è stato eletto in Consiglio nazionale e dall’ottobre 2020 è vicepresidente del PS svizzero. In precedenza è stato presidente della sezione grigionese del PS (2009 - 2016), granconsigliere (2010 - 2018) e consigliere comunale di Coira (2005 - 2011).
Nato il 12 ottobre 1984, Pult prima di andare all’asilo non conosceva una sola parola di tedesco, parlando solo italiano e romancio, come lui stesso racconta sul suo sito internet. Laureato in storia, storia economica e sociale e filosofia all’Università di Zurigo, Pult oggi vive tra Coira e Berna con la moglie.

Lo abbiamo intervistato:

1. Lei è molto giovane, si sente pronto per una carica così importante?

Il fatto che mi consideriate “molto giovane” a quasi 39 anni mi fa molto piacere! Sul serio: mi sento pronto per la carica di consigliere federale. Ho 20 anni di esperienza in politica, a livello comunale, cantonale e federale. Da quasi 10 anni sono presidente di un’associazione nazionale, l’iniziativa delle alpi. E da quasi 8 anni ho esperienza nell’economia privata. Parlo le quattro lingue nazionali e conosco le diverse realtà del nostro paese, dalla grande città alle zone alpine. In più sono convinto che in Consiglio federale ci vuole anche la prospettiva delle generazione giovane. Non mi sembra un vantaggio per il paese se tutti i sette membri del governo nazionale hanno più di 50 anni.

2. Riuscirà a proporre e a difendere poi le sue idee in contrasto con quelle dei suoi futuri colleghi più anziani e magari più smaliziati?

Ne sono convinto, altrimenti non mi sarei candidato. Da presidente della commissione dei trasporti e delle telecomunicazione del Consiglio nazionale e da vicepresidente del PS svizzero ho dimostrato di essere capace di difendere con successo le mie idee di fronte a persone di diverse età, esperienze e posizioni politiche.

3. Anche lei come Ignazio Cassis ha la doppia cittadinanza, nel caso fosse eletto rinuncerebbe a quella italiana?

No, sono nato doppio cittadino e non voglio rinnegare la mia storia e la mia identità perché mi candido al Consiglio federale. La legge non richiede di rinunciare alla seconda cittadinanza e in più il 20% degli svizzeri e delle svizzere ha due nazionalità. Sarebbe positivo se anche questa numerosa realtà fosse rappresentata nel Consiglio federale. Ma una cosa è certa: io faccio politica al 100% per la Svizzera – e solo per la Svizzera.

4. C’è un dipartimento che le piacerebbe dirigere in modo particolare?

Tutti i dipartimenti sono molto interessanti e da candidato devo essere motivato e pronto per ogni opzione. Sicuramente il dipartimento di Alain Berset è molto importante e le sfide sono grandi e appassionanti. Mi piacerebbe fare il ministro della salute, della socialità e della cultura.

5. Cosa pensa dei continui aumenti dei premi delle casse malattia? Come intenderebbe intervenire per invertirne la tendenza?

Il nostro sistema dei premi delle casse malati e in generale il sistema sanitario hanno bisogno di grandi riforme. Il potere d’acquisto delle persone è divorato dai premi veramente troppo elevati. Ecco perché abbiamo bisogno di un finanziamento dei premi più equo, in modo che chi ha di più paghi di più e chi ha di meno paghi di meno. Allo stesso tempo dobbiamo andare alla radice del problema e frenare la crescita dei costi inutili. Abbiamo bisogno di un sistema sanitario molto più efficiente, trasparente e digitale. I prezzi dei farmaci devono essere abbassati. E la medicina generale deve essere promossa più della medicina specialistica. Tutto ciò senza indebolire l’accessibilità delle prestazioni sanitarie per la popolazione in tutto il paese.

Alcuni momenti della sua visita a Roveredo:

Tra la gente




A lezione di maglia:




Davanti alla biblioteca comunale:




Giuseppe Russomanno
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“Il soldato prega più di tutti gli altri per la pace, perché è lui che deve patire e portare le ferite e le cicatrici più profonde della guerra.”

Douglas Macarthur

 
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