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venerdì 18 marzo 2016.
Domande sull’amore e sul non-amore.
di Nicoletta Noi Togni
Domande sull’amore e sul non-amore.
Buona presenza di pubblico, prevalentemente femminile, alla serata sulla violenza alle donne dell’8 marzo u.s. a Grono. Per un evento che voleva essere d’informazione e di riflessione su di un tema che riempie sempre più e in modo preoccupante l’attualità che i media ci presentano. Un’attualità dominata da un fenomeno, quello della violenza appunto, che le relatrici hanno cercato di spiegare nella sua forma di violenza di genere e cioè legata al sesso della persona che la subisce.
Ma cos`è l’amore?
La filosofa Milena Pacciorini, titolare di un ufficio di consulenza filosofica a Bellinzona, partendo da testimonianze raccolte di donne che dicevano di venir picchiate dai loro compagni di vita ma, malgrado questo, di amarli e di voler restare con loro, poneva la domanda centrale: ma cos’è l’amore? La parola amore risale al sanscrito “kama” che significa desiderio, passione, attrazione. Nell’antica Grecia si suddivideva l’amore in cinque forme e cioè: il desiderio fisico, l’amore spassionato, l’affetto naturale, l’amore spirituale, l’ospitalità. L’opera letteraria della storia occidentale nella quale si è colta l’essenza dell’amore è il Simposio (letteralmente significa bere insieme) di Platone. Quando riuniti attorno ad un tavolo, 400 anni prima di Cristo, i filosofi dell’antica Grecia si erano interrogati una notte intera, in un affascinante dialogo, sull’essenza dell’amore. Giungendo alla conclusione che l’amore è tante cose. Secondo la filosofa che si è interrogata sulla dinamica dell’amore, in queste tante cose può esserci anche una “buona” follia, che viviamo forse tutti in un certo qual momento della vita. Ma che può anche tramutarsi in una follia che fa soffrire.
Donna come oggetto?
Per Nicoletta Noi-Togni, che parlava sulle devianze dell‘amore - delle quali la violenza è una delle espressioni - significativo è il fatto che nell’antica Grecia gli uomini preferissero la compagnia sessuale degli uomini invece che quella della donne. Che venivano „usate“ (anche questa una forma di violenza) per la casa e per mettere al mondo i loro figli. Questo perchè la donna era ritenuta essere inferiore, salvo naturalmente eccezioni come quella della profetessa Diotima che veniva interpellata per la sua saggezza. Ma sarà perchè la donna è sempre ancora ritenuta inferiore da (certi) uomini, che più di duemila anni dopo continuiamo a ritrovarci confrontati con la violenza sulle donne? Alberto Godenzi, sociologo e professore universitario a Zurigo, ha condotto negli anni novanta un’inchiesta interrogando nelle carceri un vasto campione di stupratori. Ebbene, più del 90 percento degli stessi non aveva stuprato per motivi sessuali bensì per far valere la loro superiorità sulla donna. Eppure la donna oggi si è emancipata, lavora, viaggia, fa politica. Come mai allora la violenza che si compie oggi sulla donna, prevalentemente ad opera del partner che in molti casi dice di amare la sua vittima, esiste ancora e sembra certe volte persino di maggior intensità? Significativo il titolo dato da Michelle Hunziker e Giulia Bongiorno al loro libro “Con la scusa dell’amore”, nel quale esaminano la storia di diverse donne ed i motivi delle stesse per non voler rompere quel’cerchio di violenza che le porta molte volte all’ospedale, che si verifica in ogni ceto sociale (si parla di violenza “firmata”), che è devastante per il corpo (fin’a giungere al femminicidio) e per la psiche. Non solo: non di rado le donne credono di essere - esse stesse - colpevoli per questa violenza. I pochi dati statistici della violenza sulle donne, dicono che in Svizzera 1 donna su 5 ne è vittima. Lo stupro viene compiuto in ragione del 69,7% dal partner mentre il 30,3% si verifica ad opera di familiari (nell’infanzia), nell’ambiente di lavoro e nella vita sociale, per aggressione esterna. Altro fenomeno attuale lo Stalking che si traduce in molestie persecutorie (pedinamenti, telefonate, approcci indesiderati, mobbing) e che fa vivere la vittima nella paura e nella depressione.
Cosa fare?
La delegata alle pari-opportunità del Ticino, avv. Marilena Fontaine Macullo, che da anni si occupa di violenza domestica, dopo aver spiegato le modalità della stessa e come questa si esplica, ha esortato chi ne fosse vittima ad informarsi presso gli uffici ed i consultori ed ha distribuito, a questo scopo, un opuscolo contenente tutte le informazioni sul comportamento da adottare in simili casi. Tacere, sopportare, vergognarsi non aiuta ad uscire da questo vicolo cieco e può essere pericoloso. La violenza può essere di tipo fisico, sessuale, psicologico, economico. In Svizzera la violenza carnale nella coppia è punibile dal 1992 mentre altri rimedi legali adottati nei casi di violenza domestica fanno capo agli articoli del Codice penale che riguardano le lesioni semplici, le minacce, le reiterate vie di fatto. La Svizzera ha firmato (non ancora ratificato), con 23 altri Paesi, nel 2013, la Convenzione di Istanbul per la protezione della donna dalla violenza. Si lavora comunque a diversi livelli contro la violenza domestica. In Ticino hanno dato buoni risultati le tavole rotonde che hanno visto chinarsi sul problema gruppi interdisciplinari, medici, polizia,operatori sociali.
Nicoletta Noi-Togni
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“L’uomo si distrugge con la politica senza princìpi, col piacere senza la coscienza, con la ricchezza senza lavoro, con la conoscenza senza carattere, con gli affari senza morale, con la scienza senza umanità, con la fede senza sacrifici.”
Mahatma Gandhi
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